La tragedia del Mottarone, tra ineluttabilità e responsabilità dell’uomo. Il nostro giornale auspica che le Istituzioni proclamino una giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime di un’immane disastro che ha colpito al cuore gli Italiani


Corsi e ricorsi storici. Drammi e tragedie che si ripetono e si allargano a macchia d’olio tra il recondito pensiero suddiviso tra ineluttabilità e concreta negligenza dell’uomo. Certo, tutto questo sarà appurato dalle indagini in corso della magistratura che dovrà stabilire le eventuali responsabilità che hanno causato la morte di 14 persone e di un bimbo che all’Ospedale Regina Margherita di Torino sta lottando per rimanere ancora in vita. Una maledetta giornata di sole, di libertà, di senso di leggerezza che ti porta a pensare quanto sia bello vivere la vita in tutte le sue forme; la prima dopo la lunga fermata da Covid. Là, dove da Stresa parte una funivia che porta alla volta del Mottarone, per farti vivere scorci di paesaggio lagunare che incanta, là, proprio là si è consumata la tragedia nel momento in cui la cabina con a bordo 15 persone, “dopo la rottura di un cavo ha preso velocità iniziando a scendere, finendo così catapultata fuori dai cavi di sostegno, nella probabile causa del freno d’emergenza che non ha funzionato”. Questi sono i primi commenti dei soccorritori e delle forze dell’ordine che si sono messi a capire cosa sia successo. E intanto Stresa è sotto choc per un lutto tanto grave quanto assolutamente inaspettato. Nella cittadina hanno risuonato 14 rintocchi di campana, tanti quanto sono state le vittime, e le attività locali si sono interrotte per 14 minuti, mentre i negozi hanno abbassato le loro serrande. Al Pala congressi di Stresa è stato organizzato un tavolo tecnico per capire meglio cos’è successo. Alla Réunion hanno partecipato il Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, il sindaco di Stresa Marcella Severino, il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, Il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il vicepresidente e assessore alla montagna Fabio Carosso, l’assessore alle infrastrutture Marco Gabusi e il prefetto di Verbania Angelo Sidoti. Intanto, l’inchiesta della Procura informa che in base a ciò che si sa al momento, la tragedia sarebbe stata causata dalla rottura del cavo trainante della funivia sul Lago Maggiore, il quale si sarebbe spezzato di netto a 100 metri dalla vetta, facendo precipitare la cabinovia. Il Procuratore di Verbania Olimpia Bossi, da ieri ha disposto il sequestro dell’impianto:”Per ora procediamo per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, poi dobbiamo verificare anche la fattispecie dei reati colposi di attentato alla sicurezza dei trasporti, anche in base alla natura pubblica o meno dell’impianto”. Fin qui, tutto l’iter della Procura che in questi casi è di prammatica, anche se la sola ineluttabilità del caso non può dare una spiegazione a quanto è tristemente successo. Vite spezzate, giovani famiglie colte dalla morte proprio nel momento in cui gustavano la timida parvenza al ritorno alla vita. Gli occhi alla montagna da raggiungere con la funivia e poi si volge lo sguardo indietro, là dove il magnifico Lago Maggiore visto dall’alto funge da anestetico a ogni residuo d’ansia. Vita e morte che si intrecciano e si ribaltano nell’arco di un attimo, così come quella cabina di funivia i cui vetri permettevano di bearsi di uno stupendo panorama che illudeva libertà, serenità. Si ripropone, dunque, il tema della vita, della morte e dell’ineluttabilità. Avevamo fatto le stesse riflessioni qualche anno fa in occasione dell’ultima tragedia del ponte di Genova. Stesso il dolore, stessa l’impotenza davanti a fatti così tragici che spesso fanno recriminare la disattenzione, o peggio, la negligenza dell’uomo.

Salvino Cavallaro      

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